La complessità della città islamica

La caratteristica più evidente della maglia urbana di una città islamica è la mancata adozione della griglia ortogonale a cui le nostre città occidentali, in particolare quelle di impianto romano, ci hanno abituato. A tal proposito, in un interessante libro di Fusaro sul tema della città islamica1 è possibile leggere:

“Ogni parte della griglia risulta per la struttura urbana musulmana troppo indistinta, è impedita la localizzazione e l’individuazione dei nuclei sociali.”

A proposito, però, dell’ordine (apparente) della maglia ortogonale chiarisce con  un’efficace metafora:

“D’altra parte, la scacchiera è ordinata e perfetta solo fino a quando tutti i pezzi sono ancora allineati prima che inizi la partita, ma l’interesse nasce proprio con la prima mossa, con il primo squilibrio; allo stesso modo il disegno geometrico urbano è perfettamente ordinato finchè è sulla carta, il primo abitante e il primo edificio ne rompono però, una volta per tutte, l’ordine e immediatamente inizia il processo di adattamento dello schema alle esigenze vitali della società.”

Prosegue poi:

“Non è dunque l’ordine geometrico, nelle sue forme elementari e astratte, a definire la città fisica; al contrario è l’ordine della civitas che determina quelle forme di geometria complessa e articolata che meglio ne esprimono le valenze e le aspirazioni. La geometria in questo caso non è un fine aprioristico, ma un mezzo sottoposto a continua verifica, verifica per la quale può risultare che la strada più breve sia la più adatta e non necessariamente quella rettilinea.

Come in natura la forma di un cespuglio non è meno precisa e strutturalmente razionale di quella più “evidente” di un cristallo di ghiaccio con la sua regolarità, così la geometria della linea spezzata, che tanto spesso definisce il tracciato viario, non è meno precisa di quella della retta, rispetto alla quale è solo meno elementare, dal momento che a determinarla hanno concorso esigenze più varie e complesse.

Il tessuto urbano tende infatti di regola ad adeguarsi alle condizioni ambientali risolvendo i problemi di altimetria del terreno e cercando di sfruttare le migliori condizioni di esposizione al sole e ai venti dominanti. Tutti questi fattori concorrenti portano ad una sintesi spaziale che non approda a schemi elementari precostituiti, ma a soluzioni che hanno la complessità dei processi biologici e artistici.”

Poichè però, come lo stesso Fusaro nota, l’impianto urbano è un “fine in perpetua realizzazione”, non è escluso che la stratificazione temporale possa portare a forme di regolarità geometrica; a tal riguardo riporta l’esempio della Medina di Fez, studiato da Titus  Burckhardt2:

“studiando la disposizione di oltre duecento moschee dotate di minareto, “scopre con stupore” la loro estrema regolarità di distribuzione. I cerchi di udibilità con raggio di circa sessanta metri, misurati sulla portata della voce del muezzin, senza aiuto di altoparlanti, tracciati con centro in ciascun punto indicante un minareto coprono per intero la pianta della città con una maglia regolare sovrapposta a quella complessa della viabilità: la prima non apparente e da scoprire, la seconda in evidenza. Ordine geometrico complesso e ordine geometrico elementare, utilizzati di volta in volta in funzione della più efficace risposta a ciascun problema che concorrono a risolvere, si integrano nell’ordine di livello superiore della città”.

Islam

  1. Fusaro Florindo, “La città islamica”, Laterza. []
  2. Burckhardt Titus, relazione al seminario “Architecture as Symbol and Self-Identity”, Fez, Marocco, 9-12 ottobre 1979. []
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Una risposta a La complessità della città islamica

  1. piera scrive:

    mi hai invitato a parlare su skipe.anzichè aggiungerti ai miei contqatti,ho visualizzato il tuo profilo e sono entrata nel sito indicato nella scheda di presentazione.
    chi è l’inventore di questo sito?
    ciao piera

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